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Balla Giacomo
(Torino, 1871 - Roma, 1958)
Pittore, scultore e scenografo, Giacomo Balla nasce a Torino il 18 luglio 1871.
Figlio di un appassionato fotografo dilettante, Giacomo Balla fin da piccolo è attratto dall'arte, ama disegnare e studia violino.
Al termine degli studi lavora in uno studio di litografia, mentre segue un corso serale di disegno e frequenta per alcuni mesi l’Accademia Albertina.
Trasferitosi a Roma nel 1895, al seguito del pedagogista Alessandro Marcucci, fratello della futura moglie Elisa, frequenta il gruppo di intellettuali dediti alla costituzione delle scuole per i contadini dell’agro romano.
Nel settembre 1900 Balla si reca a Parigi per visitare l'Exposition universelle e vi rimase sette mesi lavorando per l'illustratore Sergio Macchiati.
In questi anni Umberto Boccioni, Gino Severini, Mario Sironi ed altri giovani pittori frequentano assiduamente il suo studio e si possono considerare suoi allievi.
Intanto Giacomo Balla incomincia ad interessarsi al movimento, inizia serie ricerche sul dinamismo e, nel 1910, è tra i firmatari del Manifesto dei pittori futuristi e del Manifesto tecnico della pittura futurista.
I nuovi interessi stilistici di Balla si concretizzano nei dipinti Bambina che corre sul balcone (1912), Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912) e Le mani del violinista (1912).
L’analisi del movimento lo spinge a focalizzare l’attenzione sul moto delle automobili cercando di conferire la sensazione della velocità del veicolo in corsa, attraverso triangoli di luci ed ombre, linee curve e linee diagonali che creano una particolare prospettiva.
Tra il 1912 e il 1914 Balla è a Dusseldorf per la decorazione di casa Lowenstein.
In questo periodo il pittore produce Compenetrazioni iridescenti nel quale riduce gli effetti della luce e della velocità all'ermetica purezza delle forme geometriche ed opere che costituiscono i primi esempi di arte astratta italiana.
Tornato in Italia, nel 1915 insieme a Fortunato Depero redige il manifesto Ricostruzione futurista dell’universo che estende la poetica futurista a svariati campi della vita, insieme produssero una serie di costruzioni, assolutamente non figurative, o "complessi plastici", di cartone, lamiera, seta e altri materiali di uso corrente.
Nella Exposition Internationale d’Arts Décoratifs di Parigi (1925), a cui partecipa insieme a Fortunato Depero ed Enrico Prampolini, i suoi arazzi vengono premiati.
Per un breve periodo Giacomo Balla, aderisce al secondo futurismo di Filippo Tommaso Marinetti ed è tra i firmatari del manifesto L’aeropittura. Manifesto futurista del 1931 e prende parte alla I° mostra di Aeropittura Futurista.
Durante i primi anni Trenta Giacomo Balla, abbandona progressivamente il futurismo per tornare ad un certo Realismo naturalistico, convinto che l'arte pura debba esprimere un realismo assoluto, senza il quale si cadrebbe in forme ornamentali e decorative.
Nonostante un breve periodo negli anni Cinquanta, in cui le sue opere futuriste furono apprezzate dalla generazione più giovane di pittori astratti, il gruppo Origine che allestì una mostra dei suoi dipinti nel 1951, Giacomo Balla rimase un pittore figurativo fino alla morte avvenuta a Roma l'1 marzo 1958.