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Sironi Mario

(Sassari, 1885 – Milano, 1961)

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Mario Sironi nasce a Sassari nel 1885, ma la famiglia si trasferisce a Roma solo un anno dopo. Nella capitale, inizialmente, frequenta la facoltà d’Ingegneria, ma poi decide di entrare alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti, stringendo amicizia con Balla, Boccioni e Severini. Purtroppo, della sua prima fase pittorica, ispirata alla tecnica divisionista, non conserviamo nulla: il pittore, infatti, distrugge tutte le sue prime opere. Nel 1905 si stabilisce a Milano e dal 1908 al 1911 alterna la sua presenza a Parigi e in Germania.

Nel primo decennio del Novecento Sironi si accosta al movimento Futurista apprezzandone soprattutto il rapporto spazio-volume, la sperimentazione tecnica e il colore. Durante la Prima Guerra Mondiale, l’artista si arruola nel Battaglione Volontari Ciclisti e Automobilisti insieme a Marinetti, Bucci, Boccioni, Funi e Russolo. Nel 1919 Roma ospita la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia. Nel 1920, dopo essersi spostato a Milano, firma il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura e inaugura il ciclo delle Periferie industriali o Paesaggi urbani. Nel 1922 Sironi collabora come grafico e illustratore alla rivista Popolo d’Italia. Con il sostegno di Margherita Sarfatti e del gallerista Lino Pesaro, nello stesso anno nasce il gruppo dei Sette pittori del Novecento dei quali Sironi fa parte. Con il gruppo presenta alcuni dei suoi lavori alla mostra del marzo del 1923 presso la Galleria Pesaro e alla Biennale di Venezia del 1924 (Architetto, 1922; L’allieva, 1924).

Nel 1926 entra a far parte del comitato direttivo del Novecento italiano esponendo le sue tele in numerose mostre nazionali e internazionali del movimento. Negli anni Trenta il pittore comincia a occuparsi dell’allestimento di alcune mostre, come la IV Triennale di Monza del 1930 e la Mostra della Rivoluzione fascista di Roma del 1932. Nel 1933 in occasione della V Triennale di Milano, l’artista dirige l’esecuzione delle grandi opere di pittura murale realizzate dai più grandi artisti contemporanei e dà vita lui stesso al dipinto murale Il lavoro o Le opere e i giorni nel Salone delle Cerimonie. Nel 1933 pubblica su Colonna il Manifesto della Pittura Murale, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza civile della pittura murale. Nella seconda metà degli anni Trenta realizza numerosi cicli celebrativi pittorici, musivi e scultorei, come quelli dell’Aula Magna dell’Università di Roma (1935), del Palazzo di Giustizia di Milano (1936) e dell’Aula Magna dell’Università Cà Foscari di Venezia (1937).

Nel secondo dopoguerra Sironi continua a cimentarsi con il filone tematico delle periferie urbane, riproponendolo con maggiore grinta cromatica. Negli anni Cinquanta il pittore si dedica al ciclo delle Moltiplicazioni, dove combinazioni di oggetti e scorci paesaggistici s’intersecano in spazi complessi. Nel 1952 espone alla Galleria del Cavallino di Venezia e nel 1954 vince il Premio Luigi Einaudi dell’Accademia di San Luca e la medaglia d’oro per i “Benemeriti della Cultura” conferitagli dal Ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1960 crea l’ultima raccolta pittorica, la più radicale: le Apocalissi. Sironi vince il Premio Città di Milano poco prima di morire nell’agosto del 1961.

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