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Turcato Giulio

(Mantova, 1912 – Roma, 1995)

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Giulio Turcato nasce a Mantova nel 1912, dal 1925 al 1933 compie la sua prima formazione artistica al Liceo Artistico e alla Scuola Libera del Nudo di Venezia.

Dopo aver finito il servizio militare in Sicilia, comincia a lavorare in uno studio di un architetto a Milano. Qui presenta per la prima volta i suoi lavori in una mostra collettiva alla Galleria Grande. 

Nel 1942 si sposta a Venezia dove insegna disegno, l’anno seguente presenta delle tele alla Galleria dello Zodiaco di Roma con Toti Scialoja e Emilio Vedova. Stabilitosi a Roma, frequenta la trattoria “Fratelli Menghi” che fungeva da vero e proprio crocevia di poeti, registi, sceneggiatori e pittori come Renato Guttuso, Corpora e Dorazio.

In questa fase il Cubismo e l’Espressionismo sono i modelli su cui si fondano la maggior parte delle estetiche, ne 1946 viene redatto il Manifesto del Realismo di pittori e scultori, conosciuto come Oltre Guernica, che decreta il capolavoro di Picasso l’unico valido riferimento culturale.

In questo ambito politico-culturale si costituisce a Venezia il 1 ottobre 1946, la Nuova Secessione Artistica Italiana: l’obiettivo è quello di far proprie, finalmente anche nell’arte italiana, le ultime esperienze europee, per cercare di andare oltre le posizioni dominanti della cultura nazionale. L’elemento comune è il postcubismo picassiano, riconosciuto come unico lessico in grado di contrastare l’estetica delle forme propria dell’accademismo del regime fascista. 

L’anno seguente Turcato fonda il gruppo Forma 1 che veicola il bisogno di realizzare una pittura astratta formalistica, diversa da quella proposta nel Neorealismo e nel Neoconcretismo. Nello stesso anno presenta quattro Composizioni alla prima mostra del Fronte Nuovo delle Arti (nome adottato per quest’occasione dalla Nuova Secessione su richiesta di Renato Guttuso) alla Galleria della Spiga di Milano. In questa data il Fronte viene corredato dal suo manifesto, sottoscritto anche dallo stesso Turcato.

Queste tele ispirano le successive Rovine di Varsavia del 1948 e le Bandiere del 1949 – 1950. Dopo aver passato alcuni mesi a Parigi, nell’estate del 1950 espone alla Biennale di Venezia con il Gruppo degli Otto e si aggiudica il Premio Acquisto con l’opera Minerva.

Attraverso l’utilizzo di nuovi materiali come la sabbia e l’uso di diverse tecniche come il monocromo e materiali inusuali come la gommapiuma, realizza all’interno delle conturbanti superfici lunari e il suo astrattismo diviene sempre più originale. Partecipa alla Biennale di Venezia dal 1952 al 1958 e alcuni suoi lavori vengono esposti all’interno della mostra Painting in Post-War Italy al Museum of Modern Art di New York nelle rassegna Documenta di Kassel.

Negli anni 1960 entra a far parte del gruppo Continuità e la sua ricerca pittorica si focalizza sul cromatismo, come dimostrano i Ricordi di New York, realizzati dopo un soggiorno negli Stati Uniti.

Nel 1966 Turcato vince il Premio alla Quadriennale di Roma e ottiene una sala alla Biennale di Venezia, occasione in cui espone per la prima volta le sue gommepiume. Nel 1968 la rivista trimestrale d’avanguardia Carte segrete gli dedica un numero monografico, redatto da Elio Mercuri e Carla Lonzi.

Alla fine degli anni Settanta l’artista si reca in Kenia dove entra in contatto con le tribù Masai. Di questi anni sono le Oceaniche, slanciati totem in tela sagomata, esposti per la prima volta alla Biennale del 1972. Nel 1974 il Palazzo delle Esposizioni di Roma gli dedica una vastissima antologica formata da più di trecento opere realizzate tra il 1945 e il 1974.

Negli anni successivi continua a presentare le sue opere sia in Italia che all’estero, organizzando anche numerose mostre antologiche: nel 1984 al Pac di Milano, nel 1986 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e nel 1990 a Ca’ Pesaro. All’estero espone al MoMa di New York, alla Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco, al Musée de l’Athenée di Ginevra e al Philadelphia Museum of Art.

Giulio Turcato muore a Roma nel 1995.

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