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PINACOTECA DI FAENZA
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Alfonso Lombardi (Ferrara, 1497 ca. - Bologna, 1537)

87

Madonna col Bambino e i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista

701.jpg

terracotta patinata, 1524

cm. 280x300x116

dal distrutto oratorio di San Giovanni Decollato di Faenza

Alfonso Lombardi, detto il Cittadella, dal mestiere del padre Capitano di Fortezza, nacque a Ferrara nel 1497, o poco dopo. Trasferitosi appena ventenne a Bologna realizzò da giovane anche questo gruppo in terracotta che un’iscrizione ottocentesca riferisce al 1524.
Il complesso scultoreo fu eseguito per la compagnia di San Giovanni Decollato, che aveva il suo oratorio dietro al Palazzo Comunale in distrutti locali antistanti l’attuale Piazza della Molinella, le opere sono state trasferite e collocate in Pinacoteca nel 1879 per la prima apertura al pubblico.
Il Venturi, nella sua Storia dell’Arte italiana pubblicata nel 1935, nel capitolo dedicato alla scultura nel Cinquecento, descrisse questo gruppo individuando «tracce di un precoce manierismo nel maestro ferrarese, e la superficiale disinvoltura di un plastico che tutto modella con facilità neghittosa ed enfatica a un tempo, la muscolatura dei torsi carnosi, le ciocche arricciate, i drappi abbondanti e fluenti, si ritrovano nelle statue in terracotta di Madonna e Bambino tra i Santi Evangelista e Giovanni Battista. […] Sopra un piedistallo angusto per la mole del gruppo, siede la Vergine, anch’essa di derivazione raffaellesca, ampia e turgida di forme, con una piccola testa delicatamente modellata. Nel bimbo allungato e flessuoso, può scorgersi un accenno ai moduli del Parmigianino».

Per il Venturi, «anche in questo gruppo che è tra le sue opere più rappresentative, l’arte di Alfonso Lombardi non rinuncia a ripetere i luoghi comuni dell’accademismo romano, ammantando di classici paludamenti le sacre figure, cercando grandezza nel turgor delle forme, vita nello spettacolo». Particolarmente criticato è il San Giovanni Evangelista che «tesa sul volume la mano grifagna, tutta tendini e nervi nella sua asciutta sottigliezza, china il volto grave, presentando, come in cerca d’ispirazione, la penna dell’aquila […] e anche il movimento delle stoffe è illogico nel cader della tunica sui piedi aperti a ventaglio e dietro la macchinosa figura».

N. inv. 87

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