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PINACOTECA DI FAENZA
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La collezione Bianchedi Bettoli/Vallunga: approfondimento

Grazie alle volontà testamentarie di Augusto Vallunga, e alla concorde disponibilità della moglie Maria Grazia Bianchedi Bettoli, è stato possibile esporre in questa sala una trentina di quadri, che rappresentano uno sguardo coerente e completo sulle principali esperienze artistiche del Novecento italiano. La caratteristica principale della collezione, oltre all’importanza dei nomi che custodisce, risiede nella qualità delle singole opere. La raccolta, pur essendo costituita secondo il gusto del collezionista e dalle particolari contingenze del mercato, risulta comunque attenta e rappresentativa di un preciso periodo storico. 

La maggior parte delle opere sono state realizzate tra gli anni Venti e la metà degli anni Cinquanta del Novecento, si parte precisamente dal 1926, con Le rive della Tessaglia di Giorgio De Chirico (Volo, 1888 – Roma, 1978) giudicato come un vero capolavoro di questo grande maestro della Metafisica e con un quadro del fratello Alberto Savinio (Atene, 1891 – Roma, 1952), L’astrologo meridiano del 1929.

Entriamo poi nei pieni anni Trenta, con due opere che aprono e chiudono il decennio: Natura Morta di Gino Severini (Cortona, 1883 – Parigi, 1966) del 1930-31, in cui emerge tutta quella ricerca iconografico-stilistica che lo aveva portato alla “visione simultanea” e alla sovrapposizione di dati figurativi e storici;  Marina a Forte dei Marmi di Carlo Carrà, che prendendo a soggetto un amato tema, riesce a rendere unica l’atmosfera della spiaggia, fornendo una scala cromatica in cui il rosa e l’azzurro si fanno ricchi di sentimento.

Gli anni Quaranta sono caratterizzati dai lavori di Fiorenzo Tomea, Mario Mafai e da Periferia di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), soggetto ricorrente nella poetica dell’artista a partire già dagli anni Venti.

Natura Morta di Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964) è il simbolo degli anni Cinquanta: inconfondibile è l’atmosfera compositiva e cromatica creata con vasi, bottiglie all’interno del modesto studio del grande pittore bolognese. Si aggiunge Scalinata di Massimo Campigli (Berlino, 1895 – Saint-Tropéz, 1871) che mette in scena le sue caratteristiche donne stilizzate sullo sfondo di Santa Trinità dei Monti con la tecnica a effetto affresco tipica del suo stile.

Filippo De Pisis, Giulio Turcato, Felice Casorati, Ennio Morolotti e Mino Maccari sono altri dei rilevanti artisti di cui la Pinacoteca ha l’onore di conservare la testimonianza pittorica, permettendo di fornire al visitatore una panoramica esaustiva del periodo considerato e di evincere l’importanza internazionale che queste esperienze hanno avuto.

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