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PINACOTECA DI FAENZA
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Sala del Novecento: approfondimento

La sala conclude il percorso espositivo e rappresenta una delle novità dell’allestimento di maggio 2020. La caratteristica principale dello spazio è quello di custodire opere di provenienza faentina e nazionale, all’interno di un arco temporale che si racchiude  tra l’inizio del Novecento e il secondo conflitto mondiale, descrivendone le poetiche principali.

Il gruppo di faentini formato  da Ercole Drei (Faenza, 1886 – Roma, 1973), Domenico Rambelli (Faenza, 1886 – Roma, 1972) e Francesco Nonni (Faenza, 1885 – 1972) rappresenta il simbolo di quella generazione di artisti soprannominata Cenacolo Baccariniano, coetanei e giovani studenti insieme al capostipite Domenico Baccarini. Nelle loro sculture è possibile scorgere quel gusto plastico per vocazione e quell’attenzione alla resa espressionistica (definito da Renato Barilli “Espressionismo indigeno”, poichè provinciale ma non privo di efficacia) della rappresentazione umana.

L’opera del maestro Arturo Martini (Treviso, 1889 – Milano, 1947), che tra l’altro frequentò a Faenza la scuola della ceramica,  è rappresentata da tre lavori: la terracotta incisa Paesaggio, la scultura Il cavallino innamorato e la tela La lavandaia, che pur nella bidimensionalità della pittura riesce a comunicare con incredibile efficacia la consistenza dei volumi con un’incredibile attenzione scultorea.

Lorenzo Viani (Viareggio, 1882 – Ostia, 1946), “campione assoluto di un nostro Espressionismo terragno” e allievo della Scuola del Nudo di Giovanni Fattori, è presente con le tele Il filosofo e La tempesta.

Giacomo Balla (Torino, 1871 – Roma, 1958), astro del futurismo e firmatario del Manifesto per la ricostruzione futurista dell’Universo, con Impressione pittorica dei pianeti Saturno e Giove intorno alla Luna, testimonia con le sue pennellate vibranti e dinamiche la sua passione per l’osservazione dei fenomeni celesti e di quel particolare senso dell’esistenza futurista.

Filippo De Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956)  e Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964), seppur in maniera differente ed estremamente personale sono i protagonisti dell’impresa metafisica emiliana. Qui interpretano due versioni di Natura morta con fiori, un tema classico della poetica di De Pisis, ma una vera rarità nel caso di Morandi, più famoso per le sue malinconiche bottiglie e suppellettili varie (di cui possiamo vedere un esempio all’interno della Collezione Bianchedi Bettoli/Vallunga al primo terra della Pinacoteca). 

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