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PINACOTECA DI FAENZA
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Anonimo romagnolo (XV secolo)

208

Astorgio III Manfredi e il Beato Bernardino da Feltre

208_1.jpg

tempera su tela, 1494 - 1501 ca.
cm. 174x76 (cornice di cm. 2)
dalla chiesa di San Girolamo all'Osservanza di Faenza

a seguito delle soppressioni postunitarie, 1867


La tela proviene dalla chiesa di San Girolamo dell’Osservanza. Ritrae il Beato Bernardino da Feltre secondo l’iconografia abituale: nella mano destra regge l’emblema del Monte di Pietà (sul vessillo si nota l’immagine del Cristo passo) e nella sinistra ha un cartiglio con la massima “Noli Diligere Mundum”. In alto, la scritta “Curam Illius Habe”, si riferisce al Monte o forse anche al devoto in ginocchio che la tradizione identifica con Astorgio III, succeduto in ancora tenera età al padre Galeotto.

Poichè il Beato Bernardino è rappresentato con l’aureola, la data è da collocarsi dopo il 1494, anno della sua morte e prima del 1501, quando Astorgio III venne fatto prigioniero da Cesare Borgia e condotto a Roma, dove trovò la morte nel 1502, appena diciassettenne.

Stilisticamente, osservazioni di un dettagliato realismo, come gli zoccoli del frate con l’alto sottofondo di legno, coesistono con un diluito riflesso di modelli ferraresi (si veda con quanta maggiore perspicuità Bernardino da Feltre sia ritratto nel pannello della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, assegnato alla bottega di Vicino da Ferrara). In passato l’opera faentina è stata avvicinata alla Pala Bertoni, ma la consonanza si ferma alla figura di Astorgio III. Più interessante sembra l’attribuzione a Gaspare Scaletti, figlio di quel Leonardo ritenuto in passato l’autore della Pala Bertoni.

Gaspare, dal 1477 al 1529, anno della morte, risulta condurre un’affermata bottega, specializzata nella  produzione di cassoni nuziali.  Della sua importanza fanno fede i molti documenti superstiti (più di 170) e il rapporto con i Manfredi (nel 1492 e nel 1493 presta due testimonianze nel palazzo del principe “in camera alba”). È inoltre legato al Monte di Pietà, di cui è eletto sindaco nel 1528.

A favore dell’attribuzione a Gaspare depone una certa somiglianza con due affreschi a lui riferibili, che erano in origine nel convento delle camaldolesi di San Maglorio, raffiguranti San Maglorio vescovo (conservato presso il Museo Internazionale delle Ceramiche) e la figura di una monaca (opera perduta, nota dalla fotografia), che si ritiene essere Cassandra Pavoni (nel 1480 si era infatti ritirata nel suddetto convento, prendendo il nome di suor Benedetta). Dal 1493 al 1509 Gaspare risulta spesso attestato in questo luogo dove era monaca la sorella Anna e nel 1507 è scelto proprio dalla Pavoni come uomo di fiducia e suo procuratore.

In particolare l’affresco con Suor Benedetta è confrontabile con la figura del Beato Bernardino per la simile condotta dei panneggi e per la tendenza ad appattire le figure. 


N. inv. 208

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