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PINACOTECA DI FAENZA
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Anonimo veneto (XV secolo)

181

Madonna col Bambino

707.jpg

tempera su tavola

cm. 50,5x40 (cornice di cm. 12)

acquisto, 1884

 

Il dipinto a tempera su tavola raffigura dietro un muretto su fondo di paese la mezza figura della Madonna in veste rossa e manto azzurro che ricasca dal capo. Ella tiene in piedi sullo stesso muretto il Bimbo, che indossa una veste rossa legata in cintola.

Il cielo è cosparso di nubi bianche, e nel fondo si vede a sinistra un poggio a picco, coronato di cipressi, oltre a un tratto di montagne nevose. La cornice, cinquecentesca, presenta dei fregi dipinti in oro. 

L’opera è stata acquistata nel 1884 e proviene dalla raccolta di Leonida Caldesi, celebre fotografo faentino, esule a Londra comandante garibaldino cantato da Carducci come il Leone di Romagna. La vicenda attributiva di questa opera è lunga e complessa. In casa Caldesi era considerata opera di Andrea Mantegna: il nome infatti si vede scritto a inchiostro sul retro della tavola.

Caduta questa ipotesi, caratterizzata da quanto testimoniato da Ennio Golfieri per cui al Mantegna erano attribuite nell’Ottocento e forse anche prima molte Madonne di tipo veneto esistenti in case faentine, i critici hanno generalmente riconosciuto un’appartenenza dell’opera agli artisti che hanno raccolto l’eredità di Mantegna nella Padova di fine Quattrocento.

E’ una tavoletta il cui «substrato mantegnesco sembra addolcirsi verso tenerezze lagunari fra Antonello e Giovanni Bellini» ha scritto nel 1964 Ennio Golfieri. Egli ha attribuito successivamente l’opera a Tommaso Bragadin, pittore di cui non ci è nota nessuna opera ma documentato.

Recentemente Sergio Momesso, in occasione della mostra dedicata ad Andrea Riccio e alla passione per l’antico del Rinascimento tenuta a Trento nel 2008, ha datato l’opera al 1490 circa riconoscendo, dubitativamente, l’attribuzione ad Angelo di Silvestro detto lo Zoppo.

Mauro Lucco e Andrea De Marchi hanno identificato un gruppo di opere, comprensive della Madonna della Pinacoteca, attribuendole ad Angelo Zoppo che va identificato, grazie alle ricerche di Raimondo Callegari, con Angelo di Silvestro, uno degli ultimi allievi accolti da Squarcione nella sua bottega padovana.

N. inv. 181

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