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Fiorenzo Tomea (Zoppè di Cadore, 1910 - Milano, 1960)

1780

Paesaggio cadorino

23.jpg

olio su cartone telato, 1941

cm. 60x50

donazione Bianchedi - Bettoli/ Vallunga, 2010

Il dipinto riflette la piena maturità del linguaggio e dell’immaginario di Fiorenzo Tomea, nonchè il suo mondo poetico legato ai luoghi e agli oggetti più famigliari e propri della terra natale così come si configura verso la metà degli anni Trenta. Si fissa in precise tematiche, quali il paesaggio, la natura morta, il ritratto, e attraverso un linguaggio scarno ed essenziale, forgiato con arcaismi novecenteschi sulla lezione di Carrà e di Rosai, e vivificato dall’esperienza milanese di Corrente, al cui gruppo l’artista partecipa attivamente sin dalla prima Esposizione alla Permanente nel 1939.

Il Paesaggio cadorino, la stessa natia Zoppè, si compongono in una personale sintesi formale, con le case dai volumi squadrati e geometrici che si confrontano con i profili essenziali e ondulanti della cerchia delle montagne, tra pochi scarni alberi, in una composizione riproposta, d’ora in poi, in varianti minime. 

Di fatto, proprio il paesaggio natio sarà per Tomea il punto d’avvio ma anche di arrivo di tutta la sua produzione pittorica. Questo paesaggio si va dunque fissando in un’immagine di evocazione memoriale, che rimanda al mondo dell’infanzia, cristallizzata e sempre uguale a se stessa, in quanto essenziale trasfigurazione della realtà. 

L’esempio dei paesaggi toscani e fiorentini di Rosai, solitari e arcaizzanti, recuperando in questa direzione anche l’esempio del Cézanne e i suoi paesaggi ispirati dalla montagna della Sainte Victoire, secondo gli indirizzi che il critico Edoardo Persico suggerisce all’artista, si somma a una marcata esigenza di regressione all’elementarietà, e a una intensità intimista e vera con cui rilegge la tradizione, maturata nel contesto di Corrente, alieno da ogni magniloquenza novecentista.

In particolare l’opera della collezione Bianchedi Bettoli è molto affine nella composizione al Paesaggio acquistato in occasione della terza edizione del Premio Bergamo, nel 1941, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.


N. inv. 1780

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