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PINACOTECA DI FAENZA
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Franco Gentilini (Faenza, 1909 - Roma, 1981)

311

Nudo femminile accosciato

0311.jpg

olio su tela, 1929
cm. 85x60 (cornice di cm. 12)
donazione Ennio Golfieri, 1989

Il quadro, che ritrae la modella faentina di Gentilini, fu acquistato nel 1930 da Giuseppe Golfieri direttamente dall’autore e può pertanto datarsi al 1929 circa. E’ indubbio il rapporto tra questo dipinto e le opere del Romagnoli. Ad unire i due pittori concorsero, al di là dei vincoli di parentela, stretti rapporti artistici, poiché Gentilini sceglie il faentino come suo maestro, ne frequenta lo studio a Bologna nel 1927, ne riecheggia la poetica nelle sue prime opere.

Certo è che nel quadro di Gentilini emergono valori formali più legati alla tradizione classica italiana che non all’impressionismo francese com’è per Romagnoli: si osservi il contorno netto della figura, i volumi solidi e plastici, l’equilibrata impostazione spaziale col primo piano segnato dalla macchia intensa del mazzo di fiori, il doppio filo di perle sui capelli come in un ritratto del Rinascimento. Tuttavia ritroviamo in questo nudo femminile, pieno di carne e di luce, la stessa sensualità innocente e felice delle opere di Romagnoli.

Poi nel 1932, con il trasferimento a Roma, subentra in Gentilini l’influsso della Scuola Romana, dall’espressionismo barocco di Scipione e Mafai alla linea più rigorosa di Cagli e Caporossi, e con il viaggio a Parigi del 1953, sotto l’influenza di Jean Dubuffet, prende avvio quella che è la cifra più tipica e più nota dell’artista. La sua pittura si fa scarna e scabra, miscelando il colore con la colla e la sabbia; la realtà si allontana in immagini surreali e al tempo stesso in bilico tra il gioco e l’ironia, talora con un ingenuo primitivismo che ricorda Paul Klee o addirittura i pittori riminesi trecenteschi, secondo l’acuta intuizione di Toni Scialoja, ampiamente recepita dalla critica. Nascono le algide immagini della Piazza dei Miracoli, delle Cattedrali, dei Banchetti. E’ il successo e basta scorrere una breve bibliografia dell’artista per vedere tra gli ammiratori tanti nomi illustri (Pasolini, Moravia, Ungaretti, Buzzati, ecc.).

Tuttavia, personalmente, trovo ancora affascinanti le opere del periodo giovanile che con colori argentei e impastati di luce compongono i nudi di donna, le vedute fresche e luminose dei viali cittadini, le delicate ballerine memori di Degas, le piccole, impeccabili nature morte di fragilissimi vetri, di pallide rose (Fabrizio D’ Amico nella Repubblica del 14 gennaio 1986). In tali opere la pittura di Gentilini non passa attraverso il filtro intellettualistico che in qualche modo raggela i dipinti della maturità; è diretta e sincera; parla ancora l’affabile linguaggio naturalistico della tradizione romagnola. 

N. inv. 311

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