Salta navigazione
PINACOTECA DI FAENZA
[t] Apri la barra con i tasti di accesso   [x] Nascondi la barra con i tasti di accesso   [1] Contrasto normale   [2] Contrasto elevato   [3] Testo medio   [4] Testo grande   [5] Testo molto grande   [n] Vai alla navigazione principale   [p] Vai al contenuto della pagina   [h] Home page

Contenuto principale

Serafino Campi (Faenza, 1905 - Forlì, 1991)

1752

Colline faentine

19.jpg

olio su tela, 1972

cm. 50x60

Firmato in basso a sinistra: "Campi 72"

donazione Bianchedi - Bettoli/ Vallunga, 2010

L’opera rappresenta un’importante testimonianza della vena espressiva di Serafino Campi come paesaggista. Un aspetto meno noto rispetto all’attività di grafico pubblicitario che gli valse un vasto consenso per le immagini incisive e aggiornate sulle tendenze moderne, ma pur sempre legate a un solido senso della forma. L’attrazione che Campi nutre per la pittura di paesaggio risale agli esordi della sua carriera artistica, quando nel 1930 vince il Concorso per il paesaggio Tullio Moj indetto dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna. L’artista, soprattutto  negli anni tra il 1965 e il 1980, rientrato da Milano alla terra di origine, si dedica alla pittura e al genere paesaggistico.

Non è casuale la scelta di ritrarre i calanchi che, con le loro crete brulle e selvagge, costituiscono uno degli aspetti più tipici del paesaggio collinare romagnolo. Nel quadro in esame, la veduta è resa con estremo nitore, con una precisione che possiamo definire topografica. Ecco il motivo per cui ci è stato possibile individuare l’esatto punto di vista. Siamo lungo la strada che da Marzeno sale verso la Pietramora, a meno di 15 chilometri da Faenza.

Campi entra in contatto intimo con il paesaggio, con le atmosfere che vibrano al variare della luce. Dipinge en plein air, osserva attento e riflessivo. La sua pennellata, a tratti stilizzata, descrive il paesaggio con tocchi sicuri, che identificano i rilievi, circoscrivono i campi coltivati, delineano l’aspra terra dei calanchi. L’artista mostra una notevole padronanza della tavolozza e trasferisce sulla tela, attraverso pacati valori luministici, la precisa atmosfera del momento. 

E ancora, esaltando gli edifici rurali e la vegetazione in primo piano, consente all’osservatore di interagire con il paesaggio, spaziando oltre  l’orizzonte verso l’immensità del cielo.

N. inv. 1752

Collegamenti a Social Networks