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Giuseppe Recco (Napoli, 1634 - Alicante, 1695)
Natura morta con seppia, pesci, aragosta e cesto di ostriche
olio su tela
cm. 68x90 (cornice di cm. 10)
lascito Luigi Zauli Nald, 1965
Giuseppe Recco, a cui è generalmente accettata l’attribuzione di questa opera, è considerato come una delle personalità pittoriche più originale e brillante di tutto il Seicento italiano. Figlio del fiorante Giacomo e formatosi in una famiglia specializzata nelle nature morte con pesci, fiori e cucine, Giuseppe Recco è stato riconosciuto già nel Settecento, insieme a Giovanni Battista Ruoppolo pure presente in questa sala, come uno dei due maggiori esponenti della natura morta napoletana nella seconda metà del Seicento. A lui si attribuiva propria la specializzazione nei pesci come nel dipinto della Pinacoteca, ma in realtà è stato pittore con una produzione vastissima che ha spaziato in diversi settori del genere, da quelli più tradizionali napoletani, come i pesci e gli interni di dispensa, fino ai fiori, alle curiosità e alle vanitas. I riferimenti culturali di Giuseppe Recco sono sempre stati molto ampi, includendo anche elementi di conoscenza della natura morta romana, spagnola e fiamminga.
Riconoscendogli comunque una particolare specializzazione nel genere dei pesci, come documentato anche da questa natura morta, Giuseppe Recco trasfigura l’umile materia con lirici tocchi di luce e accensioni di colore sul fondo ombroso. Il pittore napoletano resta così ancorato ad un neocaravaggismo schivo alle diversioni barocche e capace di rendere una composizione come momento di assoluta trasfigurazione lirica dove ogni singolo elemento costituisce un episodio di luce-colore isolato. Brillante anche la resa del cesto pieno di frutti di mare e ostriche.
N. inv. 241