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Ritratto di Titti Papini [Rosina Papini]
gesso, 1924
cm. 118x34x37
L’opera, eseguita nel 1924 a Viareggio, è stata esposta alla biennale romana del 1925. Come per altre opere realizzate in ambito familiare e privato Rambelli persegue un insistente decorativismo ancora in sintonia con aspetti déco caratterizzati da una vena facile e civettuola che seduce con immediatezza. Anche nel profilo dell’intera figura, con il suo ritmo leggermente ondulato, con un segno stilizzato e simmetrico, è riconoscibile la persistenza dello stile liberty. Seguendo quanto ha scritto Orsola Ghetti Baldi l’opera si imparenta con le bimbe aggraziate di Baccarini – più che con quelle monelle e risentite di Viani, ma si spoglia del carattere verista delle prime, perché subentra una profilatura asciutta, che punta su pochi dati essenziali, tipici della moda dell’epoca, il vestito alla “maschietta” con l’abitino semplice a scavo quadrato con bordo dentellato, le scarpe alla “bebè”. Questa figura di giovane femmina è anche da collegare – in una circolarità di gusto che mai viene a meno tra i membri del circolo baccariniano – ad alcune opere di Francesco Nonni, ovvero ai bimbi da lui modellati nello stesso periodo o a certe sue illustrazioni per bambini.
L’opera è stata restaurata recentemente grazie ad un finanziamento dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna. Restauro eseguito da Mila Valentini del Laboratorio di Restauro di Ravenna. E’ la prima volta che l’opera viene esposta al pubblico dopo i restauri.
N. inv. 1589