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De Chirico Giorgio
(Volos, 1888 – Roma, 1978)
Giorgio De Chirico nasce nel 1888 in Grecia dall’unione di Evaristo De Chirico, ingegnere siciliano impegnato nella progettazione di una linea ferroviaria in Tessaglia, e Gemma Cervetto, nobildonna genovese.
Nel 1900 s’iscrive al Politecnico di Atene e segue un corso di pittura col ritrattista Jacobidis dell’Accademia di Monaco. Nel 1905, morto il padre, De Chirico si stabilisce a Monaco con la famiglia. Precedentemente si era soffermato per breve tempo a Firenze, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti appassionandosi allo stile di Böcklin e Klinger.
La cultura tedesca contemporanea lo avvicina alla filosofia di Nietzsche, Shopenhauer e Weininger. Nel 1910 rientra in Italia, e l'anno successivo si reca con la madre a Parigi dove il fratello Alberto Savinio è impegnato con la musica. Il periodo maggiormente ispiratore è proprio quello italiano. Grazie all’atmosfera delle piazze di Torino e la bellezza di Firenze, vi sono numerosi spunti metafisici per i lavori che De Chirico espone a Parigi, Enigma dell’oracolo e Enigma di un pomeriggio di autunno sono le prime tele presentate nel 1912 al Salon d’Automne.
Nell’ambiente fiorentino Giovanni Papini, promotore del pathos vitalistico e irrazionale, è lo scrittore che più condiziona la poetica di Giorgio De Chirico. Nel 1913 il pittore presenta dei lavori al Salon des Indépendants. Legatosi allo spirito dell’Avanguardia cubista, viene ammirato da Apollinaire, grazie al quale le opere dei fratelli De Chirico cominciano a circolare negli Stati Uniti. Scoppiata la guerra, entrambi i fratelli si arruolano in Italia e a Ferrara incontrano Filippo De Pisis e Carlo Carrà. In questo contesto prende vita la Pittura metafisica, volta a sondare la superficie reale degli oggetti per rivelarne una nuova dimensione mentale. Nello stesso tempo il pittore entra in contatto con Tristan Tzara, fondatore a Zurigo del movimento Dada.
Nel 1918, di nuovo in Italia, a Roma, collabora con il gruppo Valori Plastici che realizza, oltre alla rivista dedicata alle opere delle avanguardie europee, delle monografie d’arte, la prima di queste è dedicata a De Chirico. Nelllo stesso anno espone alla Mostra d’Arte Indipendente a favore della Croce Rossa che ha l’obiettivo di creare un ponte tra la corrente futurista e le altre nascenti. Un grande insuccesso è rappresentato dall’esposizione alla Casa d’Arte di Anton Giulio Bragaglia, promossa dallo scritto dechirichiano Noi Metafisici.
La sua collaborazione con il gruppo Valori Plastici continua con la partecipazione alle loro mostre in Germania, attraverso le quali si diffonde in Europa il nascente Realismo Magico. Intorno al 1919 il pittore riscopre i valori classici e nel 1922 partecipa alla Fiorentina Primavera di Firenze.
Nel 1923 De Chirico espone alla II Biennale romana Autoritratto con busto di Mercurio e alcune ville romane non particolarmente apprezzate dalla critica. Nello stesso anno scrive Pro technica oratio, pubblicato sulla rivista La Bilancia, in cui proclama la sua ammirazione per la pittura pompeiana. Nel 1924 sposa una ballerina russa e si presenta per la prima volta alla Biennale di Venezia. Realizza, nell’autunno dello stesso anno, la scenografia e i costumi del balletto La giara, tratto dall’omonima opera di Luigi Pirandello.
Sono anni in cui De Chirico collabora con la rivista di Breton La Révolution Surréaliste entrando così nel gruppo dei surrealisti. Trasferitosi nuovamente a Parigi, espone alla III Biennale romana e alla Galerie Pierre, dove ha luogo la prima mostra surrealista. L’idillio con il gruppo di Breton è destinato a durare poco: nel 1925 infatti si infiammano le critiche dei surrealisti nei confronti delle ultime opere del’artista. In questa fase nuovi soggetti popolano la poetica del pittore, come cavalli in riva al mare, archeologi-manichini, gladiatori e paesaggi in una stanza.
Nel 1926 si presenta alla I Mostra del Novecento Italiano a Milano. Durante gli anni Venti e Trenta realizza diverse mostre personali in Italia e all’estero. Nel 1928 Jean Cocteau pubblica Le mystère laïc, uno studio su De Chirico. Nel 1929 egli realizza lo scritto autobiografico Hebdomeros ed espone le sue opere a quasi tutte le mostre del Group des Italiens de Paris. Nello stesso anno sessantasei litografie dell’artista illustrano i Calligrammes di Apollinaire pubblicati dall’editore Gallimard.
Nel 1931, ultimo anno a Parigi, incontra la sua futura seconda moglie, Isabella Far. In seguito De Chirico inaugura alla Galleria Milano del capoluogo lombardo un’esposizione personale che riassume la svolta pittorica dell’abbandono del clima visionario che lo porta a entrare nella cosiddetta “fase verista”. Tornato in Italia, partecipa alla Biennale di Venezia, alla V Triennale di Milano e alla Sindacale di Firenze, città dove si stabilisce.
Nel 1935 la II Quadriennale di Roma gli dedica una personale dal sapore decisamente più “realistico”. Nel 1936 si stabilisce per due anni a New York, e nello stesso anno espone alla I Mostra Internazionale Surrealista a Londra e alla rassegna Fantastic Art. Dada. Surrealism al Museum of Modern Art di New York. Tornato in Italia, nel 1939, partecipa alla III Quadriennale di Roma e si dedica alla realizzazione di sculture in terracotta. Nel decennio seguente De Chirico inaugura una fase barocca, che non esalta la critica coeva e nel 1946 si mette in dubbio la veridicità di alcuni lavori del periodo metafisico.
A Londra e a Venezia allestisce delle esposizioni personali che hanno l’intento di conferire il giusto valore a tutte le opere realizzate durante il suo percorso artistico, manifesta polemica nei confronti di una critica che era stata capace di accogliere con entusiasmo solo i lavori della fase metafisica. Nel 1970, a Milano, è inaugurata una grande antologica sull’artista, il quale, negli ultimi anni di vita, riceve importanti riconoscimenti sia in Italia che all’estero.