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Fenzoni Ferraù
(Faenza, 1562 - 1645)
Ferraù Fenzoni nacque a Faenza nel 1562, da un padre di origini brisighellesi di professione droghiere. Secondo alcune fonti ebbe a Faenza “commodità per la copia delle buone pitture d’apprendere i principi dell’arte“.
Si recò a Roma all’inizio degli anni Ottanta, ed ebbe il suo primo incarico pubblico partecipando insieme ad altri pittori alla decorazione della Loggia delle Benedizioni in San Giovanni in Laterano. Impegnato nel clima artistico del tardo manierismo romano, tra il 1588 e il 1591 lavorò anche nella Scala Santa, nella Biblioteca Vaticana e nell’Appartamento di Pio V.
Negli affreschi della Scala Santa sono sicuramente riconosciuti a lui il Mosè e Il serpente di bronzo, la Crocifissione e Caino e Abele. Nella Crocifissione oltre alle reminiscenze michelangiolesche e al dinamismo compositivo si nota una carica espressionistica che consegue livelli di brutalità tormentata derivati anche dall’influenza del Manierismo nordico e di Hendrick Goltzius.
Dopo il 1591 lavorò nella Cappella di San Francesco in Santa Maria in Trastevere. In questi affreschi la sua pittura riprende elementi dell’ambiente bolognese, con una stesura ampia e una linea più larga e morbida per cui si è ipotizzato anche un suo viaggio in terra emiliana.
Nell’ultimo decennio del Cinquecento soggiornò in Umbria e sicuramente lavorò a Todi dal 1593 fino al 1599 lasciandovi una grande quantità di opere. L’impresa più notevole e di maggior prestigio fu il grandioso Giudizio Universale realizzato nella controfacciata del Duomo di Todi.
Ritornato definitivamente a Faenza eseguì numerose opere e dimostrò di aver raggiunto condizioni economiche di benessere, ricevendo anche numerosi incarichi pubblici: decorò con affreschi tre cappelle della Cattedrale; lasciò opere anche in Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna e a Bagnacavallo, nella chiesa di San Francesco e nella chiesa collegiata di San Michele Arcangelo.
Nel 2006 è stata pubblicata una monografia dedicata al pittore faentino a cura di Giuseppe Scavizzi e Nicolas Schwed, all'interno della quale in due diversi saggi dedicati alla pittura e ai disegni vengono descritti 90 dipinti e 165 disegni che costituiscono il catalogo delle opere note dell’autore. Le conclusioni degli studiosi confermano l’importanza di Ferraù Fenzoni nella Storia dell’Arte italiana.
Giuseppe Scavizzi, dopo aver percorso i diversi periodi artistici del pittore, sottolinea che “egli fu, se non l’unica, la voce più singolare del Manierismo italiano e certo dell’arte del tempo nella sua regione“. Nicolas Schwed pone l’accento sull’abilità del Fenzoni disegnatore, definendolo “uno dei disegnatori più incantevoli della prima metà del secolo XVII“.