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Morandi Giorgio
(Bologna, 1890 – 1964)
Il pittore nasce in una famiglia borghese. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Già negli anni di frequenza dell’Accademia Morandi dimostra il suo grande talento. Nel 1913, in estate, l’artista realizza i primi Paesaggi dell’Appennino. Il 21 e il 22 marzo del 1914 il pittore presenta dei lavori, con alcuni ex-compagni d’Accademia, alla mostra dell’Hotel Baglioni.
Nello stesso anno espone alla Galleria Sprovieri di Roma con il gruppo futurista. Contemporaneamente Morandi dà il suo contributo per la seconda mostra della Secessione romana, dove i futuristi non sono inclusi. Cézanne ha un ruolo importante tra i suoi modelli.
Derain, Picasso e Braque rappresentano le fonti d’ispirazione a lui contemporanee, le quali testimoniano la volontà del pittore di meditare e sperimentare. Morandi è completamente immerso nella cultura. La sua arte si fa specchio di rimandi e suggestioni, basti pensare a Nature morte con oggetti a tortiglioni e a Fiori del 1915 per ritrovare in loro l’influenza di Henri Rousseau il Doganiere.
La faccia metafisica della sua arte è invece condizionata dagli articoli e le riproduzioni apparse nel ’18 sulla rivista bolognese “La Raccolta” diretta da Giuseppe Raimondi: rigido è il rigore nei dipinti realizzati tra il 1918 e i primi mesi del 1919.
Nella seconda parte del 1919 il pittore recupera le forme e la loro fisicità immergendole in ambienti quotidiani dalle tinte chiare della luce. Morandi si accosta a Mario Broglio e al gruppo di Valori Plastici. Nell’estate e nell’autunno del 1920 l’influenza di Cézanne si rafforza nelle opere dell’artista che vende numerose tele alla Biennale di Venezia. Nel 1921 Morandi partecipa alla mostra itinerante in Germania promossa da Valori Plastici.
Espone alla Fiorentina Primaverile con la presentazione di De Chirico il quale definisce l’arte di Morandi come una “metafisica delle cose quotidiane”. Il pittore tralascia la sperimentazione esordendo con una fase più personale. Questa lo porta a manifestare un lieve dissidio nelle Nature del 1920-22 e un’irrequietezza più viva nei dipinti degli anni 1929-37.
Morandi raggiunge una riflessiva egemonia dei sentimenti. Partecipa alle attività promosse dal gruppo del Novecento. Intrattiene rapporti con gli uomini de “Il Selvaggio” e con Leo Longanesi. Partecipa alla II Esposizione dell’Incisione Moderna a Firenze e nel 1930 gli viene assegnata la cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Presenta delle acqueforti alla Biennale di Venezia. Nel 1932 un’intera sezione de “L’Italiano”, accompagnata da uno scritto di Ardengo Soffici e da varie riproduzioni, viene dedicata all’artista.
Lentamente Morandi, sostenuto da larga parte della critica, diventa uno dei grandi artisti del XX secolo. Dal 1937 i suoi dipinti acquistano sempre maggior valore. Roberto Longhi ha un ruolo fondamentale nella definizione dei caratteri formali dell’arte di Morandi.
Durante il dopoguerra il pittore si dissocia dai dibattiti artistici e viene considerato da personaggi di spicco, come Raimondi, Longhi, Brandi, Gnudi, Ragghianti, Vitali e Arcangeli, un’artista che opera al di là di ogni condizionamento legato alla sua epoca. Nel 1948 ottiene il primo premio alla Biennale di Venezia. Poi, nel 1954 Morandi presenta le sue tele in due prestigiose personali, una all’Aja e l’altra a Londra. Tra il 1955 e 1959, partecipa a due edizioni di Documenta a Kassel.
Negli ultimi lavori, risalenti agli anni Sessanta, Morandi nei soggetti dipinti esprime una maggiore sintesi della forma e rarefazione del segno che dimostrano il suo definitivo estraniarsi dal mondo. Le rassegne monografiche che gli rendono omaggio si susseguono di continuo durante gli anni Settanta e Ottanta. Dedicato a Giorgio Morandi si inaugura un Centro Studi del Comune di Bologna il quale cura nel 1993 l’apertura del Museo Morandi in Palazzo d’Accursio.