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Natura morta con l’ananas
olio su compensato, 1956
cm. 59x50
donazione Bianchedi - Bettoli/ Vallunga, 2010
Nella sua pittura Alberto Salietti "si muove sempre tra due polarità opposte e complementari. Da un lato il monumentalismo e l’arcaismo di gusto novecentesco di una idea di base di tipo disegnativo o addirittura illustrativo. Dall’altro una vocazione di tipo più pittorico. Ma collegata, questa a radici culturali non novecentesche e nazionali. Bensì sostanzialmente internazionali e specificatamente francesi, impressioniste, postimpressioniste o avanguardistiche".
Anche nelle nature morte si trova questo uso di soluzioni stilistiche diverse e così, ad esempio, la Natura morta con salumi del 1937 richiama il verismo ottocentesco. Mentre le nature morte degli anni Cinquanta sono nel segno della pittura postimpressionista.
Emerge comunque la "poesia di certe piccole cose. Gli piacevano le ceramiche popolari, le etichette di bottiglia, i fiori di campo, i vetri opaline, le raccolte di francobolli o di farfalle, gli strumenti musicali. La casa che abitava a Milano prima della guerra ne era piena, e questi oggetti ritroviamo puntualmente nelle sue tele e nell’opera grafica".
E se da un lato ciò che colpisce è, come ha scritto Raffaele De Grada, l’accentuarsi del colore con "il verde sempre più verde, il rosso sempre più rosso, il nero sempre più nero" dall’altro va riconosciuto che «vivezza, chiarezza, immediatezza sono le sue qualità». Risultati ottenuti senza conoscere, secondo Leonardo Borgese, "mai una velatura, non un ritocco, non la minima ripresa, e quasi mai nemmeno un’ombra portata, e nessun chiaroscuro o mistero psicologico: in un assieme tutto di luce, tutto librato, in un’epifania del puro, dell’innocente colore".
N. inv. 1774