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Soffitto ligneo dipinto
legno dipinto a cassettoni
da una casa di Corso Saffi di Faenza, acquistato nel 1920
Il soffitto ligneo della sala proviene da una casa faentina di Corso Saffi ed è stato collocato in questa sala nel 1921.
Recentemente studiato da Anna Tambini, che ne ha pubblicato anche varie immagini nel suo volume dedicato al Rinascimento nella storia delle Arti figurative a Faenza, è databile agli anni '80 del Quattrocento. La datazione è possibile grazie alla presenza, in alcune delle 66 formelle che compongono il soffitto, di uno scudo bipartito che abbinano il tradizionale stemma dei Manfredi o la palma fiorita di Galeotto alla sega dei Bentivoglio, a testimonianza delle nozze avvenute nel 1482 tra Galeotto Manfredi e Francesca Bentivoglio. Altre formelle riportano il motto di Galeotto “Iustus ut palma florebit”. Oltre alla scritta araldica dei Manfredi “Wan ich Mach” riportata anche nella versione italiana “farò quanto pur spero”.
Stemmi e moti sono intervallati da immagini di animali e da invenzioni fantastiche, ripetute con poche varianti, ma ugualmente affascinanti per l’eleganza del segno, l’originalità di alcuni soggetti e un realismo al limite dell’iperbolico. Caratteristico disegno di queste formelle è l’inserimento dei delfini, un tema svolto con varietà di soluzioni: ora sembrano balzare dal fondo per abbeverarsi ad una magica coppa, ora esibiscono una fiorente cosa simile a un trofeo di foglie, ora sono cavalcati da un putto che brandisce una lunga asta.
Sono presenti inoltre immagini di animali come agili levrieri che azzannano leprotti e cerbiatti, o un leone che incede fiero ma anche invenzioni come corpi striscianti di bruchi, e anche dorsi di tartarughe e divertenti profili caricaturali, che deformano la realtà e caratterizzano i disegni di alcune formelle. Davvero particolari, e veri prototipi anticipatori di alcuni disegni nelle decorazioni a grottesche che si diffonderanno a partire dall’inizio del Cinquecento, sono i mascheroni dalle cui bocche nascono cornucopie o dalle cui orecchie escono serpi fantastiche.
Infine non si possono non segnalare i disegni con il motivo dei due amanti, delineati con capacità e con un puntuale realismo nella foggia dei costumi e delle acconciature secondo la moda del tempo. Motivi e gusti pittorici riscontrati nei disegni di queste formelle che sono consoni, secondo Anna Tambini, alla pittura tra Bologna e Ferrara nell’ultimo quarto del Quattrocento.
N. inv. 901