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Natura morta con ruderi e pesci
tempera su cartone, 1930
cm. 52x62,5
Firmato in basso al centro verso destra: "Severini"
donazione Bianchedi - Bettoli/ Vallunga, 2010
Questa bella tempera rientra in un gruppo omogeneo di opere, nelle quali oggetti e presenze diventati ormai familiari (la fruttiera, il piccione, i pesci), sono associati ad uno scenario di rovine romane, talvolta “abitate” da maschere teatrali o da antiche statue.
Si tratta di “visioni simultanee”, ovvero (come titolano altri quadri consimili ) di “gruppi di cose vicine e lontane”, nelle quali gli elementi propri al mondo quotidiano e privato del pittore, come la natura morta con il piccione, entrano in una relazione che è solo pittorica (e dunque quasi un “capriccio”, alla maniera settecentesca) con alcune predilette visioni dell’antico.
Abbandonati ormai i rigori del “numero d’oro” e tutti gli impacci delle rigide simmetrie della sua stagione di rappel à l’ordre, Severini inventa prospettive libere ed arbitrarie, incastrate le une nelle altre. Come nei contemporanei quadri degli altri pittori italiani a Parigi egli con un’allusività ambigua strizza l’occhio al Surrealismo, ma assai più intenzionalmente rivendica le sue profonde radici classiche e italiane.
N. inv. 1778