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Cristo in pietà
tempera su tavola
cm. 76x53 (cornice di cm. 8)
proprietà Collezioni d'arte Crédit Agricole Italia
L’opera è stata depositata in Pinacoteca dalla Banca del Monte di Faenza. La critica si è trovata concorde nell’attribuire il dipinto al Maestro della Pala Bertoni, pittore inizialmente identificato con il faentino Leonardo Scaletti e in seguito con Giovanni da Oriolo, ma la questione, alquanto complessa, è ancora irrisolta.
La tavola raffigurante il Cristo in Pietà, a mezzo busto, sul fondo nero costituito dalla croce ha una composizione di matrice nordica. L’immagine, dominata dal triste volto di Cristo, è disegnata con una linea nitida capace di raggiungere punti di elevata esecuzione formale come nelle pieghe del perizoma o nelle ciocche dei capelli, o di distinguere il volto e il torso con una stesura luminosa e tersa di colore o di seguire puntigliosamente i contorni.
L’opera mostra forti assonanze stilistiche con la Pala Bertoni: sia per il tono coloristico, sia per le anatomie sottili, la sporgenza delle ossa, le pieghe rigide del perizoma e sia per le somiglianze del volto con quello di San Giovanni Evangelista, e delle mani con quelle del Beato Bertoni.
E’ evidente comunque l’interesse e l’apertura verso il linguaggio stilistico ferrarese, ma pochi sono sempre stati i riferimenti sicuri. Per Golfieri il dipinto è formalmente ferrarese e spiritualmente fiorentino. Per Anna Tambini il rimando più vicino a questa opera sono alcuni modelli degli anni ’50-’60 del Quattrocento tra il Veneto e Ferrara riscontrabili in Viavarini e in altri artisti ferraresi della transizione tardogotica verso il Rinascimento. Con questa lettura il Cristo in Pietà sarebbe quindi precedente alla Pala Bertoni.
N. inv. 207