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La folla (Popolano)
terracotta patinata, 1902
cm. 40 x 29 x 24
Come ha scritto Ennio Golfieri: «è la testa-ritratto di un popolano: uno dei tanti proletari, uno della folla». L'opera, esposta a Ravenna nel 1904, è databile al 1902-1903. Sono gli anni della scultura plastica ancora legata al verismo ottocentesco, alla produzione che risente degli insegnamenti scolastici ma che già si sta aprendo a nuovi motivi e suggestioni. Del resto proprio nell’estate del 1902 Baccarini, accompagnato dai fabbri Matteucci, visita a Torino la Mostra d’Arti Decorative e la Iª Quadriennale d’Arte. Qui vede il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo e lo ritiene bellissimo, come annota nel suo libretto di viaggio.
In quegli anni Baccarini lavora insieme a Publio Zanelli che è forse il coetaneo con cui ha avuto un più stretto rapporto di amicizia. Zanelli esegue nel 1902 due sculture con ritratti di Baccarini, entrambe in collezione privata. La prima è il ritratto della sola testa e la seconda rappresenta l’amico in piedi che cammina con cappello in mano. In altra collezione privata è conservata una testa ritratta di un popolano, firmata Zanelli, che per tecnica di esecuzione può essere affiancata, e quasi confusa, con questa testa firmata Baccarini.
La scelta di entrambi gli scultori verso soggetti popolari è arrivata a loro in modo naturale, ovvero quasi continuazione dei ritratti fatti usando come modelli i propri familiari, ma rispetta il clima artistico del primo Novecento. Baccarini, come ha scritto Emanuele Bardazzi, era un «proletario d’estrazione e nobile d’animo» che si incontrò in modo naturale "con l’idealismo social umanitario che in altri cenacoli a Roma animava artisti e scrittori come Giovanni Cena, Duilio Cambellotti oppure Guelfo Cevenini dal quale per sua “arte vera e umana”, e pertanto invitato a collaborare all’Avanti della Domenica.
N. inv. 1564