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Maccari Mino

(Siena, 1898 – Roma, 1989)

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Mino Maccari nasce a Siena nel 1898. Durante l’adolescenza l’artista, dovendo seguire il padre professore di Lettere, vive in diverse città. Concluso il liceo, s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Siena, dove termina i suoi studi solo nel 1920 dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di artiglieria. Laureato, comincia a lavorare presso uno studio a Colle Val d’Elsa, ma ben presto la passione per le tecniche grafiche emerge con forza. Inizia così a disegnare e a incidere su legno.

Partecipa alla Marcia su Roma. Durante un soggiorno a Livorno, espone i suoi primi lavori con il Gruppo Labronico. Nel 1924 Angelo Bencini propone a Maccari di curare la redazione de Il Selvaggio. Nella rivista l’artista pubblica le prime incisioni caricaturali e satiriche in linoleum. Dal 1926, abbandonata la carriera forense, assume la direzione della rivista fino al 1942. Il settimanale raccoglie diversi consensi tra scrittori e artisti, accogliendo anche i contributi di Leo Longanesi, Ottone Rosai, Arrigo Del Rigo, Oscar Gallo, Carlo Carrà e Giorgio Morandi.

Nel 1927 l’artista inaugura una piccola galleria, la Stanza del Selvaggio, aperta alle esposizioni degli artisti affini allo spirito de Il Selvaggio. Nello stesso anno Maccari espone alla II Esposizione Internazionale dell’Incisione Moderna, oltre che alla III Esposizione del Sindacato Toscano Arti del Disegno. Nel 1928 partecipa alla Biennale di Venezia e pubblica Il Trastullo di Strapaese, illustrato con xilografie, e l’Almanacco di Strapaese.

L’artista presenta diverse puntesecche alla II Mostra del Novecento Italiano a Milano. Dopo espone alla Exposition de la gravure et de la médaille italienne contemporaine presso la Biblioteque Nationale di Parigi. Nello stesso anno la redazione de Il Selvaggio viene trasferita a Torino, dove Maccari comincia a collaborare come redattore de La Stampa. Nel 1931 presenta delle opere alla I Quadriennale romana e lasciata la redazione del giornale, trasferisce la sua testata nella capitale.

Tre anni più tardi espone nuovamente alla Biennale di Venezia. Nel 1935 partecipa alla mostra parigina Arte Italiana dell’’800 e ‘900. Nel 1938 la rivista Il Frontespizio dedica all’artista un ricco servizio che lo esalta come uomo di cultura e inizia una collaborazione con Omnibus di Leo Longanesi. Partecipa alla XXI Biennale di Venezia esponendo le sue opere in una sala interamente a lui dedicata.

Nel 1939 accetta l’incarico di docente incisore presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e poi in quella di Roma. Nel 1943 Maccari allestisce una personale a Palazzo Massimo di Roma e conclude l’esperienza della rivista Il Selvaggio. Nonostante ciò, l’estro creativo dell’artista non si arresta: infatti, produce nuove litografie ed incisioni per la rivista Il Primato, per il libro Totò il buono di Cesare Zavattini, per il Concilium Lithographicum di Velso Mucci e per La coda di paglia di Alfonso Gatto.

Nel 1948 Maccari partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con sessantotto opere presentate in una personale, e conquista il Premio Internazionale dell’Incisione.

L’impegno dell’artista prosegue anche nel dopoguerra. Maccari rimane animato da un’enorme fantasia influenzata senza dubbio dalla tradizione espressionista internazionale, perfeziona linguaggi e tecniche attraverso la cromia e l’analisi del rapporto tra illustrazione e testo illustrato. Alla fine degli anni Quaranta fino al 1963 collabora con la rivista Il Mondo.

Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta Maccari è regolarmente presente alle Biennali di Venezia, oltre che alle Quadriennali di Roma e alle Biennali dell’incisione contemporanea. Nel 1962 gli viene affidata la presidenza dell’Accademia di San Luca e nel medesimo anno vince il Premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei per la pittura.

L'anno seguente realizza una personale a New York alla Gallery 63 e partecipa alla Mostra d’Arte Moderna in Italia 1915-1935 al Palazzo Strozzi di Firenze. Congedandosi dall’insegnamento vive tra Roma e la Versilia, dove produce xilografie e linoleografie a colori.

Nel 1979 la casa editrice Electa pubblica il catalogo delle sue incisioni, curato da Francesco Melani, comprendente duemilaquattrocento opere. Il 16 giugno del 1989 Maccari muore a Roma. 

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