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Ernesto Treccani (Milano, 1920 - 2009)

1781

Cielo e grano

33.jpg

olio su tela, 1962

cm. 50x40 

Firmato sul retro “Ernesto Treccani 1962”

donazione Bianchedi - Bettoli/ Vallunga, 2010

Il dipinto di Treccani si inserisce perfettamente nella sua produzione artistica dei primi anni Sessanta quando, staccatosi finalmente dal marchio, tanto fondamentale nella sua carriera quanto forse limitativo, di direttore di Corrente, diede inizio ad un percorso di riscoperta delle cose semplici: la natura, i colori e il mondo delle cose chiamate per quello che sono.

Antonio Arcari nel 1967 scrive: "È appena cominciata la rappresentazione degli oggetti più comuni [...]. A poco a poco impariamo a chiamare le cose con il loro nome. Tegamino, lampada, terra di un paese, volto di donna, lampione, ciminiera, per me oggi queste parole, domani altre, e chissà che col tempo non si riesca a mettere insieme un intero discorso!".

Per questo la tela in questione si intitola: Cielo e grano. Essi sono due elementi primordiali della vita naturale: il cielo è la sede dell’ossigeno che noi respiriamo; il grano è il simbolo dell’abbondanza di Madre Natura e del nutrimento che la Terra dispensa all’uomo attraverso il lavoro agricolo.

Sono anche i simboli del dualismo Spirito-Terra che si incontrano e incrociano in una sintesi apportatrice di vita nel ciclo continuo delle stagioni (il grano infatti simboleggia anche la morte e la rinascita attraverso la semina, la maturazione e la falciatura).

Più semplicemente sono i due elementi di cui si compone l’immagine, in verità dominata dalle tinte bruno-giallastre del campo coltivato. La campitura del cielo si presenta celeste e uniforme, quasi irreale.

N. inv. 1781

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