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San Sigismondo (?)
legno policromo, 1425 - 1450
cm. 92x35x26
donazione Corbara-Casadio, 2009
La scultura lignea, già di proprietà di Antonio Corbara, è stata donata alla Pinacoteca nel 2009 per volontà di Clara Corbara e Silvana Casadio Lega. L’ultima provenienza nota di questa statua policroma del XV secolo è la zona di Casola Valsenio.
La testa coronata può far pensare ad un re mago, ma secondo lo stesso Corbara l’ipotesi più probabile è che si tratti di San Sigismondo, re dei Burgundi nel sud della Francia convertitosi al Cristianesimo dall’Arianesimo, catturato e ucciso dai Franchi nel 524. L’opera è stata inserita da Corbara nel contesto delle sculture a bassorilievo che adornarono le arche di Sant'Emiliano e di San Terenzio conservate in parte nel Duomo di Faenza e in parte a Parigi nel Museo Jacquemart-André.
Il clima culturale sarebbe per Corbara quello degli influssi artistici umbro-toscani o marchigiani, in particolare di precocissimi pierfranceschiani allevati nella scuola di Camerino; in relazione con la Padova quattrocentesca dove Andrea Mantegna affrescava nella chiesa degli Eremitani. Nello studio su Santa Maria dei Servi di Faenza, pubblicato nel 1975, Corbara attribuisce alla cerchia del cosiddetto Maestro di San Terenzio l’arca in Cattedrale, l’arca di Sant'Emiliano (“lavoro prossimo al maestro in una fase meno impegnata”) e il monumento del servita Vescovo di Faenza, Francesco II Zanelli morto nel 1454. Si tratta di opere definite dal Corbara “dai modi non tormentati come nella plastica d’influsso donatelliano, e prossimi piuttosto alla scansione ritmica di pittori umbro-toscani o marchigiani sensibili a Piero (i camerinesi, i Maestri di San Bernardino a Perugia, il Cesellino, Giovanni di Francesco) o di scultori che, come il Laurana, operino nell’atmosfera urbinate”.
N. inv. 1744